Spopola anche in Italia cartello “no Kids” che, ho sentito dire, si può trovare in certi ristoranti, stanze di albergo, stabilimenti balneari, addirittura voli di linea. Personalmente mai visto, sarà che abito in un paese piccolo, sarà un’americanata, non so. Comunque sia: a me l’idea piace, e pare che dove si pratichi, ci sia sempre il pienone. A molti sembra una discriminazione e una limitazione alla libertà delle famiglie.
A me invece sembra un atto di civiltà per diversi motivi: così come mi piace leggere sulla pagina di un hotel che la struttura è amica dei bambini o che i bambini sono i benvenuti, il che significa per me avere la strada spianata per le mie esigenze, mi pare equo che anche altre esigenze siano soddisfatte dalle strutture ospitanti.
Ma perchè nell’immaginario collettivo la scritta No Kids pare brutta? Perchè, i bambini sono una cosa bella, e vietare qualcosa di bello ai bambini, sembra orribile. Un bel ristorante, solo per adulti, una bel lido, solo per adulti. Che crudeltà, che burberi!
Risposta tipica sul perché sia ingiusto una no Kids-zone : le famiglie hanno il diritto di scegliere i luoghi in cui entrare, secondo le legge…uhm ,ok. E poi: non sono i bambini il problema, ma i genitori che non li educano. I genitori dovrebbero essere tipo ammaestratori di belve, col frustino e lo sgabello che cercano di contenere gli entusiasmi e l’aggressività dei figlioletti per avere un ristorante migliore. Un’atmosfera più accettabile e una convivenza possibile.
Sicuramente è abbastanza vero che i bambini educati, il più delle volte, non sono molesti e non tirano la tovaglia del tavolo con tutte le pizze calde sopra appena portate- non fanno lo sgambetto al cameriere e non si mettono a urlare senza apparenti motivi per più di due minuti. Sicuramente non è un dramma per nessuno un capriccio normale. Ma il problema non sono solo i capricci o le scenate.
Il problema è che un bambino non è un mini-adulto: è un bambino. Si stufa a fare quello che fa un adulto.
Io pure , dopo un po’, mi stufo a fare una torre di lego, a vendere i vestiti delle barbie e a giocare a sasso forbice e pietra cambiando le regole ogni 2 minuti. Sono cose da bimbi. Per un po’ fai contento tuo figlio e stai al gioco, dopo basta.
Ecco, pure i bimbi fanno così. Ti accontentano un pochino, poi basta. Non hanno più voglia di giocare all’adulto. O crollano di sonno oppure crolla la pazienza delle persone intorno. Questa cosa va capita. Non è solo la maleducazione che rende un bambino fastidioso agli altri: lo è anche se è solo stanco o annoiato. Ve lo assicuro diventano insopportabili tutti, ma proprio tutti. E la questione non è prevedibile con precisione oraria al minuto. E i genitori pur devono uscire dalle 4 mura.
Penso quindi a varie categorie di persone, che possono avere le più disparate esigenze e avere necessità di calma e tranquillità. Può essere che uno abbia mal di testa fortissimo e deve per forza cenare fuori, o che il giorno dopo abbia un esame o un giorno di lavoro molto pesante e decisivo, oppure uno che abbia bisogno di parlare di qualcosa di davvero importante con altri e che scelga un ristorante. O che una persona debba prendere un volo e dormire il più possibile perchè il giorno dopo deve guidare per 15 ore. Oppure, meglio ancora: metti che una coppia ha 3 figli piccoli, e per una sera vuole uscire e avere tregua e sceglie pure di pagare una babysitter. Che fa vanno fuori o al centro benessere e devono sorbirsi i capricci di bambini che stanno belli tranquilli e spontanei a svolgere il loro pacifico ruolo di rompiscatole h24? Se uno vuole starsene tranquillo e non vedere scene di delirio o educazione last-minute-fai-da-te un po’ di diritto ce l’avrà?
E un genitore ce l’avrà il diritto di dire ok mio figlio sta facendo lo show, mah, pazienza, chi non vuole assistere può andare sempre al No kids, qui era Sì kids…Sopporteranno. Quindi io penso che sia una scelta apparentemente insensibile o troppo drastica, ma in realtà molto ma molto sensata.
Inoltre non mi quadra l’idea che una volta che una persona diventi genitore, crede che tutto il mondo debba prostarsi di fronte alla sua genitorialità e alle esigenze del proprio figlio. Ci sono tante cose che un genitore sogna, che dovrebbero favorire la vita coi figli, che in effetti sono assenti e mancano; ma per me non è l’ingresso al ristorante che aiuta la vivibilità della vita famigliare. Sono altre scelte e altri meccanismi più profondi. Quindi la discriminazione per chi ha figli…si manifesta altrove e non nel No Kids.
Forse l’ideale sarebbe un No Kids variabile e non fisso, che ne so, Venerdì no kids. Sarebbe bello avere un No Qualcosa nelle strutture ricettive un po’ per tutte le esigenze.
Quello che sogno, io, è un cartello No Tg. Il Tg mentre mangio e mi rilasso no, pietà. Sentiteveli a casa vostra. Sono importanti, necessari, ma c’è anche chi in quel momento non ha voglia di sentirli. Una sera sono uscita a cena con mia figlia (cosa che facciamo una volta ogni tanto da quando c’è il fratellino). La pizzeria era quasi vuota e il cameriere per passare il tempo ha messo il tg sul maxi schermo. Non è giusto. Ho passato il tempo a cercare argomenti per distrarre mia figlia dall’audio della tv e non vedevo l’ora che finisse. Non ho chiesto di cambiare canale perchè lo faccio quasi sempre se c’è il tg e ho pensato, stavolta non rompere, adesso finisce, dai finirà, non può andare avanti per molto. Pesantissimo. Quindi potendo scegliere, sceglierei.
I problemi di discriminazione sono ben altri.
E voi, che cartello vorreste?
Ciao Delia, questa cosa del no kids non la conoscevo, e inizialmente – dopo averla appresa dall’incipit del tuo post – mi ha fatto inorridire. Sono però bastate le due righe successive per cambiare idea e arrivare a pensarla come te. Ti posso dire la verità? Da quando ho un figlio le mie esigenze sono così tante che ho spesso la tentazione di chiedere al mondo di prostrarsi ai miei piedi e di fornirmi all’istante tutto ciò di cui ho bisogno: fasciatoio, un bagno pulito in ogni locale pubblico, scaldalatte sempre a disposizione… Per fortuna sono anche una persona molto organizzata e in grado di fare autocritica, placando gli istinti più bassi e velenosi e riuscendo in qualche modo a cavarmela da sola. Ho ricevuto tante gentilezze da parte di camerieri, gestori di bar e ristoranti, commesse e così via, ma non posso dare per scontato che tutti abbiano la voglia e la pazienza di sopportare me, mio figlio e le sue esigenze. In fondo ho un figlio, non sono il presidente degli stati uniti! Ottima idea i ristoranti in cui i clienti siano sicuri di poter passare una serata tranquilla, così come sono un’ottima idea i ristoranti family friendly!
Ciao! Certo, un divieto “secco” di entrata in un locale non è un bel sentire: sa di limitazione di libertà e, infatti, come dicevo , è anche illegale. Ma ci ho riflettuto parecchio, e ho pensato che in effetti anche a me piacerebbe tantissimo trovare un locale che abbia certi requisiti. Il no kids non dev’essere visto come una proibizione o una selezione, bensì come un’indicazione sul miglior uso che si possa fare del posto. Ovvio che se una famiglia ha bisogno di un pasto, mi auguro che nessuno neghi l’ospitalità e l’accoglienza che si riserva a qualsiasi altro cliente. Mi spiace moltissimo, ma è inutile far finta che sia semplice integrare gente ocn figli con gente senza figli: di fatto non lo è. Pertanto, meglio organizzarsi prima, se qualcuno ne sente la necessità.
Un po’ come la richiesta di silenzio in biblioteca. Nessuno ti proibisce di parlare se proprio ne senti il bisogno, me lo immagino un po’ così.
Grazie per essere passata a leggere! 🙂
Assssssolutamente “no smartphone”…anche se il locale probabilmente sarebbe pieno di gente che si deve disintossicare dall’online 24h su 24. E ci andrei sicuramente!!! Sai che belle chiacchiere!
Ah, anche “no photo” in posti dove ci sono tanti bimbi i cui genitori non possono comunicare le loro volontà di privacy
Tempo fa anche io avevo scritto un post sui locali Childfree, ma era un fenomeno diffuso soprattutto nel NordEuropa. Qui in Italia non mi è ancora capitato di trovare cartelli del genere, ma condivido tutte le tue considerazioni, per cui non le ritengo una discriminazione.
Infatti: qui in Italia non c’è ancora la diffusione di questo concetto, come si vede dalle reazioni (secondo me eccessive) di questi giorni. Grazie per avermi letto! 🙂
Non mi è capitato di vedere il cartello “no kids”, ma anche io da mamma lo ritengo una buona idea per le ragioni da te elencate! Soprattutto al cinema! Delle proiezioni no kids ci vorrebbero… Non mi dispiacerebbe nemmeno un cartello “no smartphone” e appoggio anche la tua idea per il “no tg” che amplierei a “no tv” 😉
Ciao e grazie per aver commentato! Anch’io sarei in prima fila per una campagna secca “no tv”! A presto
Condivido in pieno questa filosofia: “No kids” non è discriminazione, ma una presa coscienza che ci possono essere delle circostanze, delle situazioni, in cui, proprio per il bene delle famiglie e dei figli stessi, forse non è il caso portare i bambini.
Ciao Micaela! Sì, infatti, sarebbe bello avere meno discriminazioni dove davvero si mette a repentaglio la libertà altrui!Il mondo dei bambini dovrebbe avere più riguardi, e non essere sempre ricondotto a quello di mini-adulti 🙂 Grazie per il commento!