
Sono nata esattamente nel 1980: un anno facile facile per fare i conti. Nel 2000 avevo vent’anni.
Non capita a tutti di vivere a cavallo di un nuovo secolo, a vent’anni poi! Qualcuno si ricorda la febbre del Millennium Bag?Che bei ricordi.
Dunque, anni 80 vissuti in pieno, o meglio, li ho vissuti da bambina, ma comunque c’ero, e mi ricordo benissimo alcuni dei fenomeni di quegli anni. Oltre a programmi tv come Bim Bum Bam e Drive In, ricordo i cartoni animati giapponesi sui canali privati e le monete da 1,2, 5 e 20 lire. Riesco perfino a ricordare che c’erano ancora alcuni beni che costavano 25 lire (le caramelle alla menta). Il ghiacciolo base già costava 50 lire, nei miei ricordi.
Ma cosa ricordo di più e con più affetto? La mia infanzia…campestre! Certo perché dalle mie parti, negli anni 80, c’erano ancora moltissimi contadini con piccole campagne e piccoli allevamenti di proprietà, quindi molti dei miei coetanei hanno avuto nonni contadini o allevatori, con relativa fattoria e attività scadenzate dallo scorrere delle stagioni.
Le mie nonne avevano ( e ovviamente usavano) entrambe la zappa, la falce, il forcone, tagliavano l’erba, davano da mangiare agli animali, raccoglievano le uova ancora calde e così via. Per un bambino dai 2 anni in su tutto questo è bellissimo.
Quello che mi fa strano e chi mi fa riflettere sulle generazioni è tutto questo: un cambiamento (quasi) immediato nello stile di vita, nello stile educativo, alimentare, dei passatempi e del concetto di lavoro e sopattutto di comunicazione della mia famiglia! I miei nonni erano alfabetizzati sì, ma conducevano una vita totalmente basata sui ritmi della natura, fino agli anni 70 non avevano la tv, nè il telefono. Senza andare a scomodare i periodi di guerra: lavoravano duro e mangiavano quello che c’era. Fino forse pure agli anni 80 non frequentavano neanche i supermercati, quel poco che acquistavano lo prendevano al piccolissimo negozio di alimentari del quartiere. Nessuno dei miei nonni aveva la patente, perché tutto quello che dovevano fare, potevano farlo muovendosi a piedi.
E io, che sono la nipote, non solo ho in casa tv, telefono, smartphone, tablet dei bimbi, pc fisso e portatile, e in auto il navigatore; non solo ho tantissimi beni e posso scegliere di partire stamattina e trovarmi già domani dall’altra parte del mondo, ma soprattutto, rispetto a loro cos’ho? Ho dietro di me un periodo vorticoso, in cui siamo passati dall’insalata raccolta dall’orto e mangiata entro venti minuti, ad andare al supermercato a comprare insalata già tagliata e imbustata. Praticamente, tutto rovesciato, in una sola generazione: chi ci è stata proprio a cavallo è stata la generazione dei miei genitori.
Quindi, i miei, che da piccoli rincorrevano le galline, a 15 o 20 anni usavano ancora scrivere lettere ( e io a quell’età usavo ancora scrivere cartoline..ma stava già passando di moda), adesso che sono più che cresciuti, sono bravissimi a scrivere mail, fare selfie, scrivere su watsApp, vedere una videoricetta sul web, prenotare un volo …no, mi sa che prenotare il volo è un po’ troppo (ma ce la potrebbero fare) .
Insomma un cambiamento vorticoso;per la mia generazione lo è stato meno. Il primo cellulare io l’ho avuto a vent’anni, ma comunque già dagli 8/9 ani giocavo col commodore 128, poi che ne so, col Gameboy, avevamo la tv fin da piccoli…per noi la questione si è soltanto evoluta. Per i miei figli, come sarà?
Non sono una nostalgica dei tempi in cui si giocava per strada e non si aveva nessun aggeggio tecnologico: era bello sì, ma spingere troppo i discorsi di nostalgia e del “noi eravamo meglio”, oppure stare lì a notare “quanto era bello quando era diverso”, a me non piace.
Ho dei ricordi bellissimi degli anni 80, ma voglio e credo che saranno bellissimi anche i primi 10 anni dei miei figli, perché con un po’ di coraggio e una sana dose di impegno, posso far vivere pure a loro il contatto con la natura, coi cicli delle stagioni, posso fargli vedere gli stessi cartoni che ho visto io e dare loro gli strumenti giusti alla giusta età.
Il piccolo che ha 2 anni, quando vede un telefono o un tablet, ci scorre già sopra col dito: i miei figli sono definiti nativi digitali, cioè sono nati nell’era del web intriso in ogni aspetto della nostra vita. A scuola avranno il registro elettronico. Forse alle superiori potrò controllare sul web se sono andati a scuola o meno.Forse non potranno fare filone (marinare la scuola) con la stessa leggerezza dei tempi miei. Ma chissà quanti spiragli si apriranno per loro che adesso non riesco neanche ad immaginare.
Il mosaico fatto di usanze e aggeggi che si sono succeduti in questi ultimi 40 anni sicuramente è irrepitibile, da un lato mi affascina, da un lato mi incuriosisce, di certo i miei figli vivranno un po’ meno quel senso di libertà totale e istintivo che noi ancora avevamo quando eravamo lontani da casa. Non avranno soltanto 6 canali tra i quali scegliere i loro programmi, e non sapranno mai quanto è utile avere una cabina telefonica e una rubrica cartacea coi numeri scritti.( Ma a scrivere le cose importanti su carta potrò sempre insegnarglielo).
Quindi me ne sto qui a pensarci su, a pensare a cosa potrà essere, della mia vita attuale, che a loro farà scappare un sorriso o un tenero sentimento di compassione per i vecchi tempi che vedranno, guardando la loro prima infanzia.
Questo intreccio di vite e di modi di vivere è una cosa tutta moderna, nei secoli passati sicuramente i cambiamenti racchiudevano 4-5-10 generazioni, prima di essere così tanto evidenti. Cerco di godermi il mosaico, cercando sempre di avere presente chi sono , da dove vengo, e cosa posso fare per rendere ai miei figli la vita migliore. Questa, sicuramente, è un’usanza che va avanti dalla notte dei tempi.
Questo post partecipa al blogstorming di settembre sul tema: generazioni