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Comunicazione efficace: ma voi, ascoltate?

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Dopo aver parlato dei libri educativi che ho adorato di più, qui con Il bambino è competente e qui con Le emozioni dei bambini, stavolta vi porgo un assaggio del libro che ho trovato più “sorprendente”.

Si intitola Genitori Efficaci, l’autore è Thomas Gordon, uno psicologo che ha diretto diversi programmi di training per genitori e insegnanti, e il libro è datato al 1970.

Un libro talmente tanto intenso di contenuti che non l’ho ancora finito. Va digerito. Una piccola parte di questo libro mi è rimasta molto impressa per la sua completezza e a dire il vero mi ha anche un po’ spiazzata: una classifica dei 12 comportamenti e modi di comunicare che tutti i genitori o educatori adoperano, e che non sono efficaci.

Era il 1970, quindi fare queste liste numerate non era in voga come lo è oggi nei blog. Eppure questa lista è ancora attualissima e sicuramente, a seconda del vostro stile genitoriale, vi ritroverete in più di una categorizzazione. Le liste sono belle perché sono facili da leggere e da ricordare, e sono efficacissime nel trattare argomenti molto vasti.

In questo caso particolare, arrivata alla fine della lista, mi sono detta, possibile che tutti questi modi di comunicare non siano efficaci? Non ci potevo credere. Mi sembrava troppo estremo. Mi sembrava che non potessero esserci altri metodi per comunicare con un bambino!

Vediamoli!

1)Dare ordini, dirigere, comandare

2)Mettere in guardia, ammonire, minacciare

3)Esortare, moralizzare, fare predica

4)Consigliare, offrire soluzioni o suggerimenti

5)Insegnare, argomentare, persuadere

6)Giudicare, criticare, opporsi

7)Elogiare, assecondare

8) Etichettare, ridicolizzare

9)Interpretare, analizzare, diagnosticare

10) Rassicurare, simpatizzare, consolare, sostenere

11)Inquisire, fare domande, indagare

12) Minimizzare, cambiare argomento, distrarre

Ecco, arrivata a questo punto, mi sembrava solo di leggere i vari stili educativi: chi più autoritario, chi più complice, chi più teorico, chi più pratico. Alcuni mi sembravano (e anche adesso, alcuni) anche molto efficaci. Per esempio la 9, interpretare e analizzare, perché non andrebbe bene?

O la 10, la 12, o la 4: consigliare i miei figli non è efficace?? Non va bene? Scherziamo??

Andando avanti nella lettura ho percepito poi, il senso della lista. I dodici comportamenti non sono sbagliati, ma rappresentano le maggiori fonti di incomprensione tra genitori e figli: ogni genitore che ha partecipato ai programmi svolti dall’autore usava qualche punto della lista ripetutamente e senza ascolto. Perché se leggete bene, tra i punti non c’è Ascoltare.

Che, secondo l’autore, è la migliore delle tecniche per stabilire una connessione reale col nostro interlocutore, bambino o ragazzo  che sia. In pratica, ognuno dei dodici punti, oltre al messaggio diretto che trasmette, ne trasmette anche altri , nascosti. Se per esempio consigliamo ripetutamente i nostri figli, loro possono percepire che non li riteniamo all’altezza di decidere  da soli. Se consoliamo troppo, loro possono percepire che i loro sentimenti di delusione o tristezza sono sbagliati, dato che li stiamo invitando a disfarsene. Se minimizziamo un problema e cerchiamo di distrarli, il soggetto può sentirsi non preso sul serio, o pensare che il suo problema abbia poco valore per noi. E così via. E la comunicazione non è efficace.

 

Insomma il punto è che con i nostri metodi usuali , senza rendercene conto, mandiamo molti segnali in più di quello che crediamo. Il bambino tenderà sempre a interpretare a modo suo i nostri comportamenti, e spesso cadrà in errore, caricando un nostro rimprovero di grandi significati a cui noi neanche pensiamo.

Quindi?

Niente, il libro consiglia di imparare ad ascoltare. Ascolto attivo, che significa che mentre nostro figlio racconta, noi non dovremmo stare lì a pensare cosa dire per convincerlo, aiutarlo, orientarlo, metterlo in guardia ecc ecc… Ma dovremmo, molto semplicemente, ascoltarlo. Dicendo al massimo:

Ah sì?

Mhh..

Ma tu guarda.

Cose così. Veramente impressionante. Ho provato e, come al solito, funziona. L’ho letto diverso tempo fa, e voglio rileggerlo, perché è un testo molto ricco di esempi pratici, schemini e testimonianze di conflitti risolti con l’aiuto dell’ascolto attivo. Riprendendolo dalla libreria, ho pensato di scrivere questo post, è un libro che vale la pena di essere letto, è ricchissimo di idee davvero non convenzionali, o almeno per me lo è stato. Sicuramente offre dei punti di vista molto particolari, rispetto allo standard di libri educativi che tendenzialmente seguono un filone piuttosto di un altro, col fine di farsi ascoltare oppure di decifrare i comportamenti dei bambini che riteniamo sbagliati o da correggere. Questo libro, invece,­­ è proprio un testo sull’ascolto, molto più trasversale.­­ Probabilmente adatto anche a migliorare le relazioni adulto-adulto.

Anche per questo vorrei rileggerlo: secondo me aiuta anche in generale, nella vita.

8 commenti su “Comunicazione efficace: ma voi, ascoltate?”
  1. Carmen ha detto:

    Come sempre, sei diretta, semplice ma efficace, nei tuoi post, che si leggono con piacere e leggerezza.

    Il concetto di ascolto attivo è piuttosto datato, ma non lo avevo mai visto declinato in una forma che andasse bene nella relazione genitori figli. Libro interessante…

    Secondo me tra l’altro il discorso va bene anche nelle relazioni in generale. Oggi giorno non ci si ascolta più molto, si aspetta il proprio turno per parlare. Oppure si consiglia, si giudica, si critica, si insegna etc., ma ascoltare?

    Una cosa che può spezzare questo ciclo di turni di parola senza turni di ascolto è riformulare quello che ci viene detto. Per esempio, se un amico dice che gli girano perchè il capo è uno stronzo sciovinista etc., viene la tentazione di dare consigli e soluzioni al problema, quando la persona magari ha solo bisogno di chiarirsi le idee e capire cosa vuole fare al riguardo. Così, rispondere dicendo una cosa tipo “mi sembra che tu sia veramente frustrato da questa situazione, e che voglia fare qualcosa al riguardo. Mi sbaglio?”.
    Questo aiuta la persona a riflettere, mentre il dare consigli, così come con i bambini, dà il messaggio implicito che non abbiamo fiducia che il nostro amico possa farcela da solo.
    Ho scritto un post su questa cosa sul mio blog, a proposito della gente che ti dice “sii positiva!”, “non essere negativa!”, e sul diritto ad essere come siamo e ad essere ascoltati.

    Bacio. Carmen

    1. delia ha detto:

      Ciao Carmen, sei sempre particolarmente ricettiva rispetto ai miei spunti: questo mi rende davvero soddisfatta, perché, come ci diciamo sempre tra “blogger”, se un contenuto fa centro, anche solo con un lettore, vuol dire che ha un senso. Anch’io ho le mie insicurezze e anch’io, spesso, mi sento poco ascoltata. Il blog, come ben saprai,è anche un grande strumento di lavoro su se stessi. Commenti come i tuoi sono una bellissima risposta. 🙂

  2. Mammayoga ha detto:

    Ascoltare attivamente l’altro, le sue parole, i suoi gesti, il suo linguaggio verbale e non verbale sono convinta sia un modo per entrare davvero in comunicazione profonda e crescere insieme. Grazie di averlo ricordato e del bel suggerimento per il testo.

    1. delia ha detto:

      Grazie a te per essere passata a leggere! 😉

    1. digìta ha detto:

      Ciao e grazie per avermi inserito nella rassegna! 🙂

  3. Mena ha detto:

    Anch’io ho letto un libro di Gordon “leader efficaci”, la parte sull’ascolto attivo mi ha aperto un mondo!
    Quando si riesce a seguire le indicazioni, si creano veramente ponti nella comunicazione con gli altri.
    Devo rileggere alcuni passaggi.

    1. digìta ha detto:

      Il bello di questo genere di libri è che ti lasciano sempre la voglia di andarli a rileggere…coi romanzi non mi succede mai! Grazie per il commento!

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