
Tra bambini, ci sono momenti diversissimi tra loro, che si riconducono sempre però alla stessa radice: la voglia prendersela, senza motivo, col più debole. Gli atteggiamenti tipici del bullismo li abbiamo ormai impressi nelle nostre menti, con immagini esplicite, di gruppetti di ragazzini che raggirano in modo più o meno pesante la persona indifesa, molto spesso sola, poco abile nel difendersi e, per qualche motivo, particolarmente diversa dal resto del gruppo dei bambini che lo circondano. Quindi una vittima incompresa incalzata da soggetti molto popolari o dalla personalità prevaricatrice e arrogante.
Ma è davvero solo questo il bullismo? Sempre così palesemente espresso? No, e il problema è proprio questo.
Il bullismo plateale è solo un tipo di espressione, molto limitata a contesti di tipo scolastico e di campeggi, raduni, aggregazione di bambini o ragazzini. Forse è la punta dell’iceberg: il vero problema risiede lì dove la prevaricazione non è così palese e così riconoscibile.
Il vero bullismo che isola la vittima spesso è invisibile agli occhi di un osservatore casuale e non ha momenti così definiti in cui si esprime: è subdolo, si insinua e mette la vittima in uno stato di soggezione perenne verso uno o più soggetti prevaricatori. C’è bullismo anche tra adolescenti, adulti, anziani.
La storia è sempre la stessa: si parte dalla mancanza di senso del rispetto.
Perché chi è più basso, più alto, più magro, più grasso degli altri, è sempre quello più facile da prendere in giro. La comunella di bulli racchiude diciamo gli elementi medi: nè troppo brutti, nè troppo belli, nè troppo bravi…il preambolo dell’italiano medio. Che ha da ridire su tutto ciò che è diverso dalla media. Che non riconosce meriti, sfumature, capacità, caratteristiche e valore di persone troppo diverse dallo standard già diffuso.
Da questo, che può essere un semplice spettegolare o deridere chi è più esposto, è facile passare ad atteggiamenti ben più pesanti.
Dalla sottile presa in giro si può finire alla velata minaccia, alla tediosa calunnia per arrivare a screditare e mettere in cattiva luce qualcuno, solo per il gusto di farlo o per sentirsi sicuri della propria normalità rispetto a quel “diverso”. Il bullismo che fa male è quello che circola per le strade o per i corridoi di scuola, senza che nessuno noti niente, senza che ci sia bisogno di arrivare ad ambienti particolarmente disagiati o a i minori poco seguiti e lasciati soli al loro destino.
Il bullismo puro è quello per cui la vittima non solo non si ribella perchè si sente, diciamo, sola. Soprattutto non riesce a uscire dalla trappola perché non ha argomenti, perché le angherie del bullo sono poi le convinzioni che circolano ovunque, più o meno velate, più o meno dichiarate. E così, una qualsiasi particolarità del carattere o della fisicità di una persona diventa un motivo di divisione e di difficoltà a relazionarsi.
Il vero bullismo nasce dalla semplice mancanza di accettazione di chi è diverso: questo può portare molto facilmente, troppo facilmente ad atteggiamenti spiacevoli e arroganti che, nel peggiore dei casi, possono raggiungere livelli esasperati, creando delle vere e proprie vittime.
Anche solo mostrare al bambino che ognuno ha il diritto di mostrarsi per quello che è, senza nascondere le proprie inclinazioni e senza cercare a tutti i costi di apparire simili a qualcun altro, può essere un ottimo punto di partenza, affinché l’idea di rispetto per se stessi e per gli altri possa iniziare a dilagare subito, il prima possibile e il più velocemente possibile.
Salve ho una bambina di 9 anni che ha in classe una bulla. Cosa consiglio a mia figlia quando subisce la prepotenza di questa bambina?
Ciao Simona. Non so consigliarti in maniera professionale, dato che non ne ho le competenze! Ma sicuramente devi aiutare tua figlia a capire che un bullo è qualcuno che esprime disagio e difficoltà, e che non è abituato a rispettare gli altri. A seconda della gravità dei fatti, puoi decidere se intervenire e suggerirle dei comportamenti. Personalmente io invito mia figlia a rispondere e a non temere atteggiamenti aggressivi che, in realtà, nascondono molta insicurezza. TI invito quindi a parlarle molto del fatto che quella bambina probabilmente non è molto seguita o ascoltata in casa, e spiega a tua figlia che invece per te è molto importante sapere ciò che le accade e come si sente. Cerca, cioè, di fare in modo di evitare che ci sia “solo” antipatia e repulsione, ma piuttosto che tua figlia ti parli apertamente del disagio che prova o di ciò che le viene detto. In questo modo a poco a poco riesci anche a individuare il modo migliore per poterci convivere