
Il tema dell’ allattamento è sicuramente uno dei più complicati da trattare, secondo forse solo al tema dei vaccini. Questo tema l’ho preso molto a cuore e mi rendo conto che non è così facile trovare altre mamme che lo prendano così altrettanto a cuore, e un po’ mi dispiace.
Stavo aspettando il mio secondo bambino, frequentavo quindi siti su gravidanza & co.,quando sono incappata in un gruppo virtuale in cui si parlava di allattamento al seno e del fatto che ogni madre può allattare il suo bambino, se ha l’opportuno sostegno e se riesce a superare le eventuali difficoltà che si presentano. Il sito elencava i pochissimi casi in cui l’allattamento è davvero impossibile (pare circa un 3% del totale). In tutti gli altri casi, si sosteneva che l’abbandono della pratica nei primi mesi fosse dovuto a qualche difficoltà, errore di valutazione, a interferenze, insomma a dei fatti risolvibili che però, dato lo scarso aiuto che ricevono le neomadri, non vengono mai risolti, o meglio vengono liquidati con un rapido e indolore passaggio al latte artificiale.
Dato che il mio primo allattamento era terminato entro i 3 mesi di mia figlia, in quanto lei non cresceva e aveva addirittura perso un po’ di peso tra una visita e l’altra, ero convinta di essere il tipico caso in cui l’allattamento non può proprio continuare, quindi mi chiedevo, sarò parte di quel 3%? Sicuramente sì, perché io volevo allattare, e ho usato tiralatte, paracapezzoli, insomma ho cercato di fare il possibile e la bimba non è cresciuta: non sono il caso di mamma che non ha provato o che ha scelto di non insistere e di lasciar perdere. Sono proprio il caso di mamma che non ha abbastanza latte, con la bimba che non cresce, quindi vuol dire che il latte non basta, che ci vuole l’aggiunta ecc ecc. Queste erano le mie convinzioni, credo molto simili alle convinzioni di altre mamme che come me, pur volendo, non sono riuscite ad andare avanti per molto. Peccato che poi ho provato con mano che erano tutte convinzioni errate.
Su questo gruppo si ostinavano a ripetere che un allattamento che termina per scarso accrescimento è un allattamento non ben avviato, e che, se la mamma lo desidera, sicuramente si può recuperare la situazione. Addirittura si può riprendere tornando ad allattare esclusivamente anche a 2,3 mesi da parto, dopo ragadi, mastiti, scarsa crescita, aggiunta di latte artificiale e chi più ne ha più ne metta. Quindi, non sono parte di quel 3%? Sono proprio il caso di madre mal consigliata?
Non mi pare, la mia pediatra sostiene l’allattamento, i miei parenti, mio marito, tutti, perfino sulla scatola del latte in polvere c’è scritto che è meglio allattare al seno i primi 6 mesi, quindi, perché il mio allattamento è andato male? E allora scrivo un post e chiedo, mettendo i vari dati, perché il mio allattamento è andato male, nonostante io volessi proseguire? Qual è stato il mio problema, e quale sarebbe stata la soluzione?
Ovviamente quando ho chiesto, ero convinta che avrei ricevuto una risposta del tipo: nel tuo caso, siccome avevi le ragadi, la bimba non prendeva bene il latte, stava attaccata ore, le ragadi non riuscivano a guarire, quindi è logico che tu abbia dato l’aggiunta. Insomma io me l’ero spiegata così. Mi sentivo fuori dal gruppo di quelle che avrebbero potuto risolvere e allattare ancora. No, io no. Quando le ho dato il biberon, infatti, ha iniziato a dormire, sono arrivate pace e tranquillità, finalmente era sazia. Pure qui..tutto sballato. Cioè tutto vero, ma interpretato male.
..me lo ricordo benissimo il messaggio di risposta…dopo una introduzione in cui mi si diceva che ogni caso va valutato al momento e non si può fare una stima a posteriori, occhio e croce rientravo nei casi di interferenza dovuta al ciuccio? Eh? Il ciuccio? E che vuol dire??
Ha preso il ciuccio da subito? Sì. Bè, ecco, dando il ciuccio subito, il bambino non impara a ciucciare bene, dunque accadono due cose:
- Non si allena a ciucciare il capezzolo; ovviamente appena nascono i bambini hanno l’istinto di ciucciare, ma la tecnica si affina con la pratica, quindi dando il ciuccio, è altamente probabile che imparino a ciucciare male e non in modo naturale, anatomico; pure se il ciuccio è il più prestante sul mercato, sempre un ciuccio è.
- Il tempo che il neonato passa a ciucciare il ciuccio, è tempo rubato alle tette: la tetta produce più latte quanto più viene ciucciata, sia per stimolo meccanico che ormonale, quindi ogni volta che al bambino si nega il capezzolo e si offre un diversivo, dito, ciuccio, acqua, camomilla, biberon e altri accidenti, stiamo interrompendo il prezioso meccanismo di madre natura che prevede che nei primi giorni, circa 40, il bambino e la tetta abbiano un rapporto intimo e di regolazione reciproca. Ovviamente se intrometti oggetti diversi da bocca del neonato e capezzolo della madre, c’è un rischio (non è detto che tali oggetti interferiscano, ma è probabile) di alterare quel prezioso meccanismo e di confondere tutto il sistema di produzione del latte.
Tutto qui. Avevo solo interferito, io che volevo allattare, non so bene come e perché, se me lo chiedo non mi so rispondere, non ho lasciato mia figlia attaccarsi quando voleva alla mia tetta per i primi 40 giorni. Nessuna anomalia, nessuno scarso latte, nessun capezzolo troppo largo o piatto, nessuna pigrizia della bimba. In effetti, la risposta ci stava. Mi ricordo sessioni di ciucciate al ciuccio che io ammiravo come se fossero normali, attendendo amorevolmente che arrivasse il sonno. Ore e ore di ciuccio in dormiveglia, in cui a me sembrava che si rilassasse…era solo fame, ma la stanchezza di un neonato lo porta a dormire pure se non è sazio, per cui mentre mastica la sua gommina e non stimola il seno a produrre, resta pure un poco affamatello, e cresce poco…Ovvio, dorme pure poco, perché la fame si fa risentire.
Ero scettica comunque, e mi sono detta quel giorno, mah vedremo: col secondo figlio, voglio proprio vedere come andrà! Quindi ho inziato il lento e certosino lavoro di lettura di casi simili al mio, loro possibili soluzioni e diciamo mi sono un po’ intestardita sulla faccenda. Voglio vedere se hanno ragione. Se hanno ragione allatterò pure io.
Come è andata, poi, i primi mesi, ve lo racconterò in un altro articolo. Ma vi dico che lo scenario si è ripetuto uguale: ragadi, scarsa crescita, tiralatte, paracapezzoli, pediatra sostenitrice, famiglia pure ecc ecc… e anche stavolta ho dovuto dare l’aggiunta. Ma stavolta, sapevo bene cosa fare, e quando.
A voi com’è andata? Che ne pensate delle “puriste”dell’allattamento al seno?
Commentate!
L’eliminazione del seno notturno e la parte piu difficile, soprattutto nei casi in cui il piccolo e abituato a dormire nel lettone facendo del vostro seno il suo ciuccio personale!
Certo, infatti il seno è il ciuccio naturale del bambino. Il ciuccio artificiale non fa altro che spostare l’esigenza del piccolo verso un oggetto di gomma, che non è il massimo nè affettivamente nè per lo sviluppo del cavo orale. Il massimo sarebbe introdurre il ciuccio il più tardi possibile (se proprio non si può fare a meno), in modo che la produzione di latte sia già completamente avviata.
Bell’articolo!
Ecco come è andata: attacco sbagliato e di conseguenza ragadi, un dotto ostruito, poi candida e mughetto, poi riflesso di emissione forte da gestire… Tante cose che non avevo mai sentito prima… Ma posso dire che il mio allattamento è andato bene, grazie al sostegno ricevuto da persone esperte e da buoni consigli ricevuti, quelli giusti, dalle persone giuste ;D
Ahimè ho potuto constatare l’assenza di sostegno nell’ospedale dove ho partorito, e questo è un grande limite, oltre che la prima causa di allattamenti falliti. Ogni struttura dovrebbe avere personale esperto e qualificato sull’allattamento, perché è vero che allattare è naturale, ma non è così semplice. Per come la vedo io, all’inizio è un lavoro duro, ed è tutta bravura di mamma con giusto sostegno, e non “fortuna di avere latte” …
Sì, infatti: le mamme che allattano davvero senza alcun problema sono davvero pochissime…e a me sembra che generalmente siano le uniche ad andare avanti! Peccato perché a volte basta davvero poco per superare un momento difficile. Soprattutto, la cosa sconfortante è l’eccessiva fiducia delle neomamme nel personale sanitario, che invece, di solito, almeno dalle nostri parti, non è preparato per niente su questo argomento.
Alla prossima! 😛